Capita a tutti: ti svegli, guardi il letto e ti chiedi quando va cambiato il materasso, perché qualcosa non torna. Non è per forza un dolore acuto o un buco evidente, spesso sono proprio i segnali che pochi notano a dirti che il supporto sotto di te non sta più facendo il suo lavoro. E la cosa “strana” è che ci abituiamo. Un po’ come una sedia scomoda in ufficio, all’inizio te ne accorgi, poi compensi con la postura, finché il corpo presenta il conto.
La regola pratica (e perché non basta guardare gli anni)
In media un materasso andrebbe sostituito ogni 7-10 anni, ma non è una sentenza uguale per tutti. Entrano in gioco materiali, qualità, peso corporeo, abitudini (rotazioni, protezioni, aerazione) e, soprattutto, igiene.
Se ti suona eccessivo, pensa a questo: ogni notte il materasso assorbe umidità e calore, e nel tempo può diventare un piccolo “ecosistema” per polvere e acari. Anche quando il rivestimento sembra pulito, l’interno può raccontare un’altra storia.
Durata media per tipologia: cosa aspettarti davvero
Ogni materiale invecchia a modo suo. E spesso lo fa lentamente, così lentamente che non te ne accorgi.
- Memory foam: in genere 8-10 anni. Segnali tipici: affossamenti, perdita di elasticità e quella sensazione di “impasto” che trattiene troppo il corpo.
- Lattice: spesso 6-7 anni, perché può perdere spinta elastica se non viene gestito bene (aerazione e manutenzione contano più di quanto si creda).
- Molle: mediamente 8-10 anni. Qui i segnali sono più rumorosi, letteralmente: scricchiolii, molle che cedono, sostegno meno uniforme.
I segnali evidenti (quelli che riconoscono tutti)
Questi sono i campanelli d’allarme più facili da leggere:
- Avvallamenti visibili o zone “a conca”.
- Dolore alla schiena o al collo al risveglio, che migliora durante la giornata.
- Rumori quando ti giri (soprattutto nei modelli a molle).
- Sensazione netta di riposo insufficiente, anche dopo tante ore.
Se ne riconosci almeno due, di solito non è “solo stress”: spesso è proprio il letto che non sostiene più.
I segnali sottili che pochi notano (ma cambiano tutto)
Qui è dove la maggior parte delle persone resta intrappolata, perché sembra sempre colpa di altro.
- Ti svegli stanco o fiacco, come se avessi dormito “in superficie”, senza mai davvero rilassarti.
- Noti un aumento di allergie notturne, starnuti al mattino, naso chiuso o fastidi respiratori (polvere e umidità si accumulano nel tempo).
- Hai caldo più del solito, oppure sudori notturni: può essere un segnale di perdita di traspirabilità e di materiali che non gestiscono più bene l’umidità.
- Ti alzi con indolenzimenti lombari leggeri ma insistenti, quelli che ti fanno dire “oggi mi sento legato”.
- Sono cambiati peso o salute: se superi circa 100-110 kg per persona, l’usura può accelerare e ciò che prima reggeva bene, improvvisamente non regge più.
Un test semplice da fare oggi (in 60 secondi)
Prova così, senza strumenti:
- Sdraiati nella tua posizione abituale.
- Nota se il materasso crea una sorta di “ponte” rigido tra spalle e piedi, senza adattarsi ai punti di carico.
- Passa una mano sotto la zona lombare: se senti vuoti o irregolarità, il supporto non è più uniforme.
- Alzati e guarda se l’impronta resta troppo a lungo, segnale di recupero elastico scarso.
Se ti suona familiare, è plausibile che tu sia già oltre il punto di comfort, anche se il materasso non ha ancora compiuto 7 anni.
Allungare la vita del materasso (senza illudersi)
Puoi migliorare molto la situazione, ma non “resuscitare” un materasso a fine ciclo:
- Ruota il materasso regolarmente (testa/piedi, se consentito).
- Usa un coprimaterasso lavabile e una protezione traspirante.
- Arieggia la stanza e il letto ogni mattina.
- Controlla anche la rete: una base cedevole rovina il supporto prima del tempo.
Alla fine, la risposta concreta è questa: cambialo quando compaiono cedimenti, sonno non ristoratore e segnali di igiene compromessa, anche se sulla carta “dovrebbe durare ancora”. Il corpo, di solito, lo sa prima di noi.




