Spaghetti alla chitarra con sugo di cinghiale: ricetta tradizionale umbra

Quando penso agli spaghetti alla chitarra con sugo di cinghiale, mi viene subito in mente una cucina che profuma di legna e sottobosco, quella ricetta tradizionale umbra che in realtà nasce viaggiando, un’idea abruzzese adottata e “addomesticata” tra Umbria e Toscana, dove il ragù deve sobbollire piano, finché non diventa una crema scura e avvolgente. È uno di quei piatti che non fai di fretta, ma proprio per questo ti ripaga.

Il segreto non è solo la carne, è il tempo

Qui la differenza la fa la marinatura lunga e piena di aromi di bosco. Non serve complicarsi la vita, basta rispettare due passaggi chiave: togliere alla carne il sentore più selvatico con vino e spezie, poi cuocerla a fuoco basso finché non cede tutto, sapore e morbidezza.

E sì, la pasta quadrata “tagliata” con la chitarra cambia davvero la sensazione in bocca: trattiene il sugo in ogni spigolo, come se fosse fatta apposta per questo ragù.

Ingredienti (per 4 persone)

Per la pasta alla chitarra (fresca)

  • 300 g di farina 00 (oppure mix senza glutine per pasta fresca)
  • 3 uova medie
  • 1 pizzico di sale
  • Farina extra per spolverare

(In alternativa, 400 g di spaghetti alla chitarra freschi già pronti.)

Per la marinatura

  • 400 g di polpa di cinghiale (oppure metà cinghiale e metà maiale per un ragù più morbido)
  • 500 ml di vino rosso corposo
  • 1 carota, 1 costa di sedano, 1 cipolla (a pezzi grossi)
  • 2 spicchi d’aglio schiacciati
  • 2 foglie di alloro
  • 1 rametto di rosmarino, 3 foglie di salvia
  • 4 bacche di ginepro schiacciate
  • 2 chiodi di garofano
  • Pepe in grani, sale

Per il ragù

  • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 80 g di pancetta (anche leggermente piccante, se ti piace)
  • 1 carota, 1 costa di sedano, 1 cipolla (trito fine)
  • 1 bicchiere di vino rosso (dalla bottiglia della marinatura, ma pulito)
  • 300 g di passata di pomodoro (oppure 250 g di pomodorini schiacciati)
  • Brodo o acqua calda, quanto basta
  • Sale e pepe

Per servire

  • Parmigiano grattugiato (facoltativo)
  • Rosmarino fresco (facoltativo)

Procedimento

1) Marinatura (12, meglio 24 ore)

  1. Taglia la carne a pezzi non troppo piccoli e mettila in una ciotola capiente.
  2. Aggiungi vino, verdure a pezzi, aglio e tutte le spezie.
  3. Copri e lascia in frigo 12 o 24 ore, girando la carne ogni tanto. Più aspetti, più il profumo diventa “pulito” e profondo.

2) Pasta alla chitarra (se la fai in casa)

  1. Impasta farina, uova e sale finché ottieni un panetto liscio.
  2. Fai riposare 20 minuti coperto.
  3. Stendi la sfoglia (non troppo sottile) e taglia con la chitarra, ottenendo spaghetti a sezione quadrata.
  4. Spolvera con farina e lascia asciugare mentre prepari il sugo.

3) Ragù a cottura lenta

  1. Scola la carne dalla marinatura e asciugala bene. Tieni da parte solo un goccio di vino pulito per la sfumatura, il resto della marinatura si elimina.
  2. Tritala al coltello (oppure macinala grossa).
  3. In una casseruola scalda olio e rosola la pancetta. Aggiungi il trito di sedano, carota e cipolla.
  4. Quando il soffritto è lucido e profumato, unisci la carne e fai una rosolatura seria, deve scurire e asciugare.
  5. Sfuma con il vino rosso e lascia evaporare bene.
  6. Aggiungi passata (o pomodorini) e un mestolo di acqua calda o brodo. Copri a metà e lascia sobbollire 2 ore, anche 2 ore e mezza, mescolando ogni tanto. Se asciuga troppo, aggiungi poca acqua.
  7. Regola di sale e pepe. Il risultato deve essere un ragù denso, quasi cremoso.

4) Cottura e salto finale

  1. Cuoci la pasta in acqua salata e scolala molto al dente.
  2. Saltala nel sugo con un mestolino di acqua di cottura, così il condimento si aggrappa ai fili.
  3. Servi bollente, con parmigiano se lo gradisci.

Piccoli accorgimenti che cambiano tutto

  • Se vuoi un tocco umbro più “di campagna”, aggiungi un’ombra di rosmarino fresco a fine cottura.
  • Se ami la versione più asciutta e intensa, riduci il pomodoro e allunga con brodo, ottenendo un ragù più scuro e concentrato.
  • Il giorno dopo è ancora meglio: questo piatto vive di riposo, come le storie raccontate piano.
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